Solo qualche giorno fa ci siamo occupati dell’edificio ex asilo Carlo Della Penna completamente abbandonato, oggi puntiamo i riflettori sul palazzo Genova Rulli che gli amministratori comunali di Vasto sembrano ignorarne l’esistenza. Infissi fatiscenti, erbacce ovunque, ed ora anche i topi che hanno invaso l’artistica chiesa di Santa Filomena. Su questa vergognosa situazione di degrado pubblichiamo volentieri uno scritto del presidente dei giornalisti vastesi Giuseppe Catania.
La “lettera aperta” al sindaco di Vasto a suo tempo inviata dal cappellano della chiesa di Santa Filomena, che è parte integrante del complesso edilizio dei Baroni Genova Rulli affidato dalla Curia Arcivescovile in comodato per 60 anni al Comune, ha avuto solo un generico riscontro da parte dell’assessore Vincenzo Sputore: il Comune non ha i soldi per la manutenzione dell’edificio! Nessuna iniziativa è stata preannunciata per porre fine all’invasione dei topi che regolarmente “passeggiano” indisturbati anche all’interno della chiesa.
C’è da chiedersi: così vengono tutelati i beni della collettività? E poi ci vantiamo di possedere edifici storici da mostrare ai turisti, con visioni estetiche e architettoniche cadenti e fatiscenti per l’incuria di chi, invece, si è assunto l’onere e il dovere di conservarli integri e funzionanti. Nel comodato era chiarito che il Palazzo Genova Rulli doveva diventare un polo culturale di grossa rilevanza. La realtà è ben diversa, perché oggi ci albergano i topi. Il complesso Genova Rulli ha una storia che non può essere mortificata dalla insensibilità e dalla incuria dei responsabili delle istituzioni cittadine.
Il Palazzo Genova Rulli venne edificato nel 1841. Il Barone aveva acquistato il chiostro e il giardino murato dai padri predicatori dell’Annunziata di Porta Nuova, oltre ad alcune fatiscenti casette per farvi costruire la sua residenza, anche per esaudire il desiderio del padre, Barone Luigi. Su progetto dell’architetto vastese Nicola Maria Pietrocola, l’edificio venne costruito nell’area dell’ex convento di San Domenico, nel 1841, con annessa la chiesetta intitolata a Santa Filomena.
Il Barone Giuseppe Antonio, nel 1824, era stato nominato Decurione del Vasto e poi sindaco, nel 1838. Particolarmente devoto a Santa Lucia, fece successivamente restaurare il palazzo e la chiesetta, erigendovi un altare dedicato alla vergine siracusana. L’edificio si estende, nella massima lunghezza, su via Lugi Anelli. Qui vi è il portone d’ingresso che immette in un cortile da cui si accede al piano superiore, dove vi sono ampie sale che si sviluppano seguendo l’andamento del largo spazio interno dove è ancora vegetativo l’orto botanico con piante pregiate, aiuole, fioriere decorate da statue antiche su piedistalli marmorei. Purtroppo tutto ora è devastato. Piante selvatiche e tane di ratti e volatili ricoprono di sterco ogni cosa, mentre gli infissi sono cadenti e lasciano entrare animali di ogni specie.
Il Palazzo ha ospitato gli uffici della Curia Arcivescovile e, per qualche tempo, le sedi della Procura della Repubblica e del Tribunale. Sullo sviluppo su corso Palizzi e Porta Nuova, il Palazzo comprende un fabbricato a “scoglio” con un portone ad arco, progettato dallo stesso architetto Pietrocola. In questo edificio erano gli uffici amministrativi dell’Orfanotrofio femminile Genova Rulli e delle proprietà terriere in località Montevecchio, a beneficio della Curia arcivescovile, per alimentare la Mensa e il Seminario. Tutto purtroppo ormai è andato, come si suol dire, a “farsi benedire”.
Giuseppe Catania