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Lapenna querela D’Alessandro e due testate locali

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“Luciano Lapenna – Sindaco di Vasto e Presidente dell’ANCI Abruzzo – in merito a quanto pubblicato in data 11 ottobre 2014 sul quotidiano “La Voce” a firma del Consigliere comunale Davide D’Alessandro e riportato sui siti web “La Voce del Vastese” e “Vasto Notizie”, circa una presunta indennità per la carica di Presidente ANCI Abruzzo, comunica che la notizia è priva di ogni fondamento e mira a screditare la onorabilità del Sindaco e della stessa ANCI Abruzzo. Infatti, come sarà dimostrato in giudizio nessuna indennità è dovuta al Presidente dell’ANCI per precise disposizioni normative, pertanto, è stato dato incarico agli avvocati affinché venga presentata formale querela nei confronti del sig. Davide D’Alessandro e dei responsabili della testata giornalistica e dei siti web sopra citati per il reato di diffamazione a mezzo stampa e per ogni altro reato e/o illecito dovesse ravvisarsi nella notizia così come riportata”.
È quanto si è appreso ieri dalla pagina Facebook ufficiale e dal sito del Comune di Vasto. Eppure solo lo scorso febbraio, durante un duro botta e risposta con D’Alessandro, nell’ambito di un incontro pubblico sul settore cultura, annunciando una querela in arrivo da parte di una delle persone chiamate in causa dallo stesso D’Alessandro, Lapenna aveva assicurato che il ricorso alle vie legali non era nelle sue corde: “Io non ho mai querelato nessuno, caro D’Alessandro, e non l’ho fatto nemmeno stavolta! Si tratta di un legittimo atto di un privato cittadino che si è sentito diffamato dalle sue parole, non certo di un’iniziativa del sindaco di Vasto”.
Sindaco di Vasto (e presidente regionale Anci) che deve averci ripensato, probabilmente sfiancato dalle continue polemiche.
La querela che gli avvocati si apprestano a promuovere, però, ripropone anche l’annoso problema del rapporto tra le istituzioni politiche e i suoi rappresentanti con la stampa (il fatto che ci siano capitate le due testate citate non esclude che possa capitarci chiunque, tra gli addetti ai lavori).
Già, perché tra i due litiganti, il terzo – la stampa – non gode mica, chiamata a rispondere per aver dato spazio alle esternazioni di un consigliere comunale. Perché, si sa, è dovere del giornalista (nello specifico del direttore responsabile) verificare e valutare l’opportunità di quello che viene pubblicato. Tutto giusto, per carità. Per questo la stampa può essere chiamata a rispondere. Il problema è che se ciò avviene anche nell’ambito di una polemica politica, si potrebbe innescare un pericoloso meccanismo di autocensura che non farebbe bene né al giornalismo e in generale alla comunicazione, né al dibattito politico. Fermo restando il diritto di replica e quello alla difesa della propria onorabilità, infatti, querele di questo tipo possono essere interpretate come “pressioni”, indipendentemente dall’intenzioni del querelante.
Un vecchio motto diceva: “Quel che succede a Las Vegas, rimane a Las Vegas”. Dovrebbe valere anche per la politica: quello che avviene in ambito politico, dovrebbe rimanere in ambito politico. Si dirà: eh, ma sono state dette falsità. Per questo c’è il diritto di replica (che viene generalmente esteso anche a quando si vuole rispondere ad accuse fondate, pensate!). Certo, c’è anche il diritto di rivolgersi a un giudice. Sono scelte legittime e come tali vanno rispettate. Come è legittimo non condividerle.

n.l.

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