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La Copagri all’assessore regionale Pepe: prolunghiamo il periodo di caccia al cinghiale

cinghiali_1Torna di nuovo al centro di un documento a firma di Camillo D’Amico, in qualità di vice-presidente vicario di Copagri Abruzzo, l’annosa vicenda del contenimento della proliferazione dei cinghiali nel territorio teatino.

In una lettera indirizzata all’assessore regionale alle Politiche agricole, Dino Pepe, D’Amico segnala “l’urgente necessità di prevedere anzitempo un prolungamento del periodo di caccia al cinghiale”.

“Sarebbe una cosa utile e positiva, già fatta in altri periodi passati – aggiunge il rappresentate della Copagri –  che darebbe un utile contributo a ridurre sensibilmente il numero degli ungulati presenti nel territorio così da prevenire i danni che i cinghiali producono alle produzioni agricole da cui, quotidianamente, ci giungono segnalazioni dall’intero territorio regionale.

Non si tratta di eradicare la specie ma solo contribuire fattivamente a riportare il numero dei capi presenti ad un livello fisiologicamente sostenibile”. Insomma, un aiuto al selecontrollo anche perché, come ricorda D’Amico “I danni prodotti alle produzioni agricole sono sempre elevati ed i rimborsi dati dalla regione risultano tardivi e largamente insufficienti a coprire l’onere dei danni subiti; con la stagione venatoria aperta c’è un calo notevole dei capi presenti perché tanti sono quelli abbattuti dai cacciatori ma il naturale e numeroso proliferare delle frequenti figliate colma, in pochissimo tempo, il calo numerico subito con la caccia.

In più di una provincia Abruzzese s’è fatto ricorso alla caccia di selezione fuori dal periodo previsto dal calendario venatorio ma i risultati sono stati modesti incidendo poco sulla riduzione numerica dei capi presenti nel territorio”.

Tra le proposte incluse nel documento anche l’istituzione di “un solerte tavolo tecnico – istituzionale allo scopo di prendere decisioni attuabili già dalla fine della corrente stagione venatoria anche alla luce della possibilità offerta dalla vigente L.R. 20/2004 di poter cacciare nelle riserve ed aree protette dove si annidano mandrie di cinghiali che pascolano liberamente, si riproducono in gran quantità creando pericolo per l’uomo, le autovetture circolanti e le produzioni agricole interne ed attigue.

Con iniziative parallele  e mirate, sia private che promosse a livello istituzionale, si potrebbero anche attivare virtuose attività imprenditoriali che potrebbero valorizzare la carne di cinghiale che, opportunamente controllata sanitariamente, potrebbe trovare canali di vendita sia sul mercato del che trasformato.

E’ chiaro che per ottenere risultati concreti c’è bisogno della piena condivisione dei tanti portatori d’interesse; sappia che, la nostra Organizzazione Professionale Agricola, sarà al suo fianco se avrà il coraggio di agire presto e con la necessaria determinazione”.

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