La deriva petrolifera sembra ormai un destino segnato per l’Abruzzo e per tutto il Paese. Il decreto Sblocca Italia sembra, infatti, aver ridato nuovo vigore alle attività di prospezione, ricerca ed estrazione soprattutto nel mare Adriatico. Basti pensare che è stata già riaperta la VIA (Valutazione di incidenza ambientale) per l’impianto Elsa 2, che l’irlandese Petroceltic vorrebbe realizzare a circa 7 km dalla costa tra Francavilla al Mare e Ortona, cosa che ha già scatenato le proteste degli ambientalisti che chiedono di presentare le dovute osservazioni a tale installazione al ministero dell’Ambiente entro il 28 ottobre per poterne bloccare la realizzazione. Un passaggio che potrebbe risvegliare anche altre procedute a cominciare da Ombrina Mare 2.
“Il mio appello lanciato qualche settimana fa, affinché chi rappresenta l’Abruzzo al Governo s’impegnasse per scongiurare la deriva petrolifera della nostra Regione è caduto nel vuoto. Delle due l’una: o il Pd è per la petrolizzazione dell’Abruzzo o i suoi parlamentari abruzzesi non contano nulla a Roma”: così si è espresso l’on. Fabrizio di Stefano a seguito della pubblicazione in gazzetta del decreto Sblocca Italia.
“Con il decreto il Governo vuole consentire il raggiungimento degli obiettivi della Strategia energetica nazionale. Per il Governo , l’Abruzzo è considerato un distretto minerario per gli idrocarburi,ma non per gli abruzzesi. Forse, i colleghi parlamentari abruzzesi erano più interessati a perseguire i loro obiettivi personali che a tutelare gli interessi della nostra Regione” sottolinea Di Stefano, che, poi, aggiunge: “Noi faremo battaglia e ripresenteremo l’emendamento per bloccare Ombrina e una qualsiasi deriva petrolifera delle nostre coste. Ognuno, a quel punto, di dovrà assumere le proprie responsabilità, a cominciare dal Presidente della Regione D’Alfonso che ha strumenti e mezzi per intervenire”.
Una battaglia dura, quella contro la deriva petrolifera, che proverà a fare leva anche sul recentissimo spiaggiamento di sette capodogli sulla spiaggia di Punta Penna. A partire da una interrogazione presentata al ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare dei deputati abruzzesi e dai componenti della commissione Ambiente della Camera del Movimento 5 Stelle.
Nel documento si chiede di sapere “quali sono state le forme di prospezione nel mare Adriatico nei quattro mesi precedenti all’episodio”; di avere delucidazioni in merito all’esistenza “di ricerca di idrocarburi o altri interventi in via di autorizzazione o in via di esecuzione che utilizzano modalità di indagine note per interagire con la fauna marina e che interessano il Mare Adriatico, nonché l’entità degli stessi”.
E non solo: sulla scia di quanto detto finora il Movimento 5 Stelle alza il tiro e chiede “quali saranno le iniziative che il ministero intende avviare per limitare i danni prodotti dalle attività legate alle prospezioni dei fondali marini anche sulla base del principio di precauzione e delle numerose ricerche scientifiche che hanno accertato un’interazione negativa tra le tecniche di prospezione e i cetacei”.
Insomma, sarà un nuovo autunno caldo sul fronte ambientalismo-deriva petrolifera.
Lu. Spa.