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Occorre decidere che tipo di sviluppo dare all’Abruzzo

costa teatinaGli annunci di Renzi sul decreto Sblocca Italia riaprono i conflitti culturali di una importante vicenda abruzzese, quella riferita allo sfruttamento degli idrocarburi e ai relativi investimenti nel settore. Di fatto riemerge lo scontro tra il “no” deciso da parte di alcune componenti politiche, sindacali e sociali e il “sì” ragionato, meditato e di prospettiva di Confindustria e di altri singoli imprenditori. Personalmente sono dell’idea che lo Sblocca Italia ponga alla classe politica abruzzese un ultimatum circa il decidere che tipo di sviluppo avrà la nostra regione negli anni a venire. A mio modesto avviso esiste un percorso non estremistico, né per il no né per il sì, un percorso che possa nella circostanza dare un’opportunità di sviluppo ai nostri malcapitati territori in termini di infrastrutture e sostegno alle imprese e che possa, quindi, rimettere in moto un meccanismo virtuoso che generi lavoro.

In sostanza, sono convinto che i temi relativi al decollo del Parco della Costa Teatina e alla produzione energetica non siano incompatibili, bensì ognuno potrebbe generare futuro lavorando in simbiosi mutualistica. Il Parco della Costa Teatina dovrà rappresentare l’elemento di armonia ecocompatibile di difesa della costa e del suo sviluppo, tramite risorse provenienti dalle compensazioni ambientali derivanti dalle coltivazioni di idrocarburi. Lo stesso progetto Ombrina Mare potrebbe portare 1 miliardo di euro di royalties in 20 anni. I parlamentari abruzzesi oggi hanno la possibilità di rideterminare lo stato di diritto nei confronti dei territori utilizzati per queste tipologie di insediamenti produttivi, evitando il rischio di ritrovarsi gli impianti della Medoil e di altre compagnie senza nessuna compartecipazione a benefici provenienti da royalties. Nel caso andasse in porto la realizzazione dell’impianto Ombrina Mare, quest’ultimo produrrebbe 1 miliardo di introiti fiscali e tributari incassati esclusivamente dallo Stato. Perché restare fuori come comuni e regione dal beneficiare di queste risorse? Occorre rivedere le regole del gioco. Così Ombrina Mare verrebbe realizzata a costi di decreto secondo le attuali norme e i territori coinvolti non otterranno alcun beneficio economico utile a riqualificarli e a renderli competitivi, a cominciare dal Parco della Costa Teatina e dalle infrastrutture e servizi alle imprese. Sono altresì convinto che risorse provenienti dallo Stato che consentiranno il decollo infrastrutturale del Parco non verranno mai alla luce.

Queste mie considerazioni non mi fanno dire “no” al Parco, anzi. L’Abruzzo ha già intelligentemente vissuto pagine simili a questa e, benché se ne dica, lo sviluppo occupazionale della nostra regione è decollato grazie agli idrocarburi e la volontà di valorizzare le risorse ambientali è stata successiva a quella dello sviluppo industriale. Oggi la scena si ripete e mi chiedo: che senso ha avere una spiaggia naturista e di fronte a essa decine di trivelle petrolifere realizzate senza criteri di sicurezza, visibili, che resteranno per millenni nel mare prospiciente la nostra regione? Che senso ha puntare sul turismo di costa come in Emilia Romagna, la regione numero uno nel turismo balneare, con decine di pozzi a mare ben visibili? Concludo ribadendo la mia personale convinzione che oggi, dalla discussione in Aula del decreto Sblocca Italia, la politica abruzzese può trarre chiarezza e opportunità di sviluppo compatibile copiando l’intelligenza degli anni ’60. Inoltre, seppur militante e dirigente del Partito Democratico, le mie considerazioni sono esclusivamente di natura personale; precisazione per evitare che ci si azzuffi a crocifiggere il mio partito e chi lo rappresenta nelle istituzioni.

Angelo Pollutri

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