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Casa di riposo “Sant’Onofrio”, Febbo rispedisce le accuse al mittente

Mauro Febbo
Mauro Febbo

Il presidente della Commissione di Vigilanza regionale, Mauro Febbo, ex componente della Giunta Chiodi interviene per rispondere alle dichiarazioni dei rappresentanti del centrosinistra vastese sulla situazione della casa di cura “Sant’Onofrio”.
“Rispedisco al mittente le accuse mosse contro il precedente Governo regionale” afferma con decisione Febbo. “Se oggi si è purtroppo concretizzato il rischio di chiusura per la Casa di Cura di Vasto, le responsabilità non possono essere affatto imputate a chi ha amministrato la Regione nella precedente legislatura. Recentemente, in seguito ad una denuncia presso la Procura della Repubblica, sono state avviate delle indagini da parte dei Nas, dei Vigili del Fuoco e della Asl che da un lato hanno evidenziato una serie di carenze strutturali, relative ad esempio alle barriere architettoniche e alla ripartizione funzionale degli spazi, e dall’altra, questa è la cosa più rilevante, è stato appurato che alcuni ospiti dell’istituto hanno patologie mediche non idonee al ‘Sant’Onofrio’ che può accogliere solo persone autosufficienti. Queste criticità, lo ripeto, non sono certo imputabili a decisioni politiche, amministrative o gestionali”.
Inoltre Febbo precisa che “la struttura esercitava la sua attività in base ad un’autorizzazione rilasciata dal Comune risalente a oltre 10 anni fa e allo stato dei fatti questa è risultata inappropriata. Come rappresentante del Consiglio regionale – conclude l’ex assessore – auspico che si possa trovare in tempi ragionevoli una soluzione adeguata non dimenticando però che la proprietà dell’immobile è dell’amministrazione comunale. Rispondendo infine alla strumentale accusa mossa dai rappresentanti del centrosinistra vastese voglio ribadire che il Governo Chiodi non ha creato nessun carrozzone, anzi ha lavorato per sciogliere ben 11 consigli di amministrazione con l’obiettivo di crearne uno solo. Inoltre dopo oltre 10 anni abbiamo dato seguito ad un provvedimento nazionale che prevedeva la trasformazione delle Ipab in Asp”.

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