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Allarme agricoltura, per Copagri a rischio l’80% delle attività abruzzesi

Immigrati agricolturaLa Copagri regionale lancia un allarme anche per il settore agricolo abruzzese che rischia di vedere penalizzate le piccole attività imprenditoriali. Secondo il sodalizio degli agricoltori, il quadro che si sta prospettando potrebbe addirittura determinare la chiusura dell’80% delle attività agricole abruzzesi. Ecco la nota:

“La politica regionale pensa a trovare i propri equilibri post elettorali ma quella nazionale corre veloce senza che nessuno pensi a difendere in concreto l’agricoltura ed il territorio nell’ambito dell’attuazione della PAC (Politica Agraria Comunitaria) 2014/20120.

Domani ci sarà a Roma l’ennesimo tavolo tecnico nella conferenza Stato – Regioni e si entrerà nel merito dell’accordo politico sottoscritto la settimana scorsa tra Ministro ed Assessori Regionali all’Agricoltura circa l’attuazione delle misure nazionali della programmazione comunitaria 2014 – 2020.

Dalle notizie che abbiamo appreso c’è da essere preoccupati per quanto riguarda l’Agricoltura Abruzzese dove potrebbero rimanere fuori dagli aiuti comunitari quasi l’80% delle aziende agricole il che genererebbe non solo una forte contrazione dei redditi delle aziende ma sarebbe l’intero territorio che potrebbe trovare un sistematico abbandono con conseguenze nefaste per la sua tenuta fisica.

Nutriamo fortissime perplessità su quanto sta maturando circa il concetto dell’agricoltore attivo verso la quale puntiamo l’attenzione perché il pericolo è che  si punta all’esclusione delle aziende con proventi agricoli inferiori ai 7mila euro per anno. Tale esclusione porterebbe nella nostra regione alla chiusura dell’80% delle attività.

Onestamente non comprendiamo perché si debba derogare dalla norma generale dell’U.E. che prevede che tutti gli agricoltori siano “attivi” quando percepiscono aiuto fino ai 5mila euro.

Non comprendiamo la ratio perché solo in Italia, per le zone non ricadenti in aree montane e svantaggiate, debba essere previsto un tetto di 1250 euro sotto cui non si può inoltrare alcuna domanda di aiuto quando la norma comunitaria prevede tetti meno rigidi proprio perché si riconosce all’operatore agricolo il fondamentale ruolo di “manutentore del territorio”.

In Abruzzo, tra l’altro, ci è dato sapere che non è più previsto il mantenimento dell’incentivo alla produzione del grano duro di qualità danneggiando così la filiera locale  che rifornisce materia prima ai nostri  marchi mondiali della pasta De Cecco e Del Verde.

Noi, unitamente alla nostra struttura nazionale, non rimarremo fermi e percorreremo tutte le strade politiche ed istituzionali per evitare scempi e danni verso il nostro settore primario ma CHIEDIAMO al neo presidente della regione Luciano D’Alfonso di attivarsi in prima persona per evitare che, in questo momento di vuoto di rappresentanza politica del settore, qualcuno a Roma pensi di lucrare a proprio vantaggio e con danni irreversibili per l’intera agricoltura Abruzzese”.

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