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Legambiente: no ai nuovi pozzi, sì con urgenza al Parco della Costa teatina

legambienteLe recenti voci circa la riattivazione della procedura per la realizzazione di tre nuovi pozzi estrattivi nella concessione Rospo Mare B nella zona adriatica ricompresa tra Vasto e Termoli ha riacceso le preoccupazioni degli ambientalisti. Ad esporre le proprie perplessità è in primis Legambiente attraverso una articolata nota nella quale afferma che “Ora più che mai, tra i progetti di Ombrina e Rospo mare e le contraddizioni della politica, il Parco nazionale della costa teatina diventa strategicamente l’ultimo baluardo per arginare la deriva petrolifera del nostro mare: Si concretizzi la proposta di perimetrazione per uscire dall’incertezza e riprendere in mano il futuro del territorio. Vogliamo che il Parco della costa teatina conquisti il guinness dei primati come primo parco nazionale della storia italiana a nascere commissariato e petrolizzato?”

Dunque, “la Legambiente chiede che la politica, a tutti i livelli, si adoperi concretamente e seriamente per scongiurare questo triste e pericoloso scenario. Inoltre, occorre scongiurare il commissariamento governativo, in modo da evitare ulteriori esasperazioni territoriali e garantire alle comunità locali la giusta condivisione di un progetto così altamente strategico (…)

E’ certo che il percorso decisionale all’interno di in un contesto così antropizzato, com’è quello della costa teatina, è inevitabilmente più complesso rispetto alla nascita degli altri parchi abruzzesi, in quanto ci si trova di fronte ad economie e ad uno scenario territoriale, anche ambientale, diversificati. Ma è proprio da questa complessità che si può sviluppare un futuro economico, sociale, ambientale e culturale innovativo e funzionale alla crescita sostenibile di questo territorio”.

“E’ necessario, quindi, che venga superata la discussione ‘parco si, parco no’ – dichiara Giuseppe Di Marco, Direttore Legambiente Abruzzo – perché è generica e demagogica e che si focalizzi invece la giusta attenzione sull’opportunità di creare una nuova dimensione di gestione e pianificazione territoriale, in modo da porre fine all’aggressione continua della nostra costa. Inoltre, vanno finalmente create le condizioni e messi in campo gli strumenti necessari e funzionali a raccogliere, con coraggio e determinazione, le nuove sfide della green economy.”

La costa teatina ha tutti i numeri per poter diventare il laboratorio di un nuovo sistema di gestione del territorio attraverso la valorizzazione e la tutela delle proprie risorse,  raccogliendo tutte le più importanti sfide attuali, come le questioni climatiche, l’energia, il consumo di suolo e la gestione dei beni comuni che la globalizzazione e la crisi economica hanno imposto pesantemente a tutti e che attendono faticosamente risposte adeguate. Parliamo di tematiche strategiche che, se ben gestite, possono determinare gli elementi di forza per la competitività del territorio e garantire reali e buone ricadute occupazionali.

Con il Parco e i Trabocchi per fermare l’aggressione delle trivelle sul nostro mare, per dire basta una volta per tutte ad una operazione demenziale, volta a recuperare  una quantità irrisoria di petrolio che, ai consumi attuali, si esaurirebbe in circa 20 mesi. Con questi numeri vale davvero la pena ipotecare il futuro della nostra costa per cosi poco?

Vedere che questo interrogativo comincia a fare breccia tra molti operatori economici e che nel dibattito inizia ad affiorare una nuova idea di area protetta, intesa appunto come “laboratorio di sostenibilità” aperto a tutti e animato da chi abita questi luoghi, dimostra che l’idea di Parco comincia a maturare: un’idea di futuro che implica, a differenza di quanto accaduto fino ad ora, una maggiore sinergia degli enti locali nel pianificare un territorio al di là dei propri confini comunali ed un maggiore protagonismo del mondo agricolo nel suo importante ruolo di produttore di beni comuni.

“Non va mai dimenticato che l’agricoltura riveste un ruolo chiave per la Costa teatina – dichiara Luzio Nelli, resp. Agricoltura Legambiente Abruzzo – capace di integrare appieno la dimensione ambientale con quella economica, sociale e culturale. Il problema del consumo di suolo come sottrazione di una risorsa fondamentale, fa sì che la prassi amministrativa nella pianificazione territoriale deve oggi iniziare a confrontarsi con la finitezza di questa risorsa. In questo, il mondo agricolo assume un ruolo centrale come produttore di pubblici servizi a favore della collettività, quali la tutela della biodiversità, paesaggio, dissesto idrogeologico, sicurezza alimentare, presidio e custodia dei territori.”

“L’area protetta ne costituirà di fatto il territorio di riferimento e contribuirà, altresì, alla  promozione del suo sviluppo multifunzionale – continuano Nelli e Di Marco – Rafforzerà le politiche di tutela dei siti ad alto valore naturalistico e contribuirà a mettere in atto azioni di garanzia della qualità dei prodotti agroalimentari e di valorizzazione delle risorse turistiche, storiche e culturali e di preservazione e promozione dei mestieri e delle conoscenze locali.”

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