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Confindustria Chieti: no alla sindrome di Nimby in Abruzzo

Paolo Primavera, presidente Confindustria Chieti
Paolo Primavera, presidente Confindustria Chieti

È con un dura arringa difensiva e nel contempo un atto d’accusa diretto che Confindustria ribadisce la propria posizione in merito alle vicende che si stanno susseguendo in questi giorni, a cominciare dalla vicenda Ombrina Mare. Nella nota diffusa dagli industriali si legge

“Quanti posti di lavoro crea il NO a tutto da parte dei Politici Regionali e del peggiore ambientalismo populista?

Accusare Confindustria di voler sostenere l’industria è quantomeno ridicolo.

E’ vero… Confindustria è di parte!

E’ dalla parte delle imprese associate che creano lavoro e ricchezza, in ogni settore produttivo, compresi turismo, agroalimentare, vitivinicolo, e, ovviamente, quello degli idrocarburi; è dalla parte di coloro che pensano allo sviluppo integrato del territorio, senza barriere ideologiche e attenti alle occasioni di investimento che non ci si può permettere di perdere; è dalla parte delle numerose persone, imprenditori e lavoratori, che per le opposizioni più strumentali a decine e decine di progetti industriali (il Nimby è il peggiore dei mali di cui soffre l’Abruzzo) (La sindrome di Nimby, acronimo dell’espressione “non nel mio giardino”, si riferisce all’opposizione continua alla realizzazione di nuove opere e l’Abruzzo è al quinto posto in Italia per numero di impianti contestati, ben 27, ndr) non possono creare lavoro e dare e ricevere opportunità di uscita dalla crisi più profonda; è dalla parte delle centinaia di imprese e migliaia di lavoratori abruzzesi del settore Oil&Gas che in decenni di attività hanno prodotto occupazione, tecnologia, qualità, sicurezza, esportate in tutto il mondo; è dalla parte di tanti giovani che cercano di professionalizzarsi, anche nelle nostre università abruzzesi, per trovare un lavoro sicuro, stimolante e ben retribuito; è dalla parte degli operatori turistici della costa, dove le bandiere blu conquistate con grandi sforzi contrastano con i numerosi divieti di balneazione sanciti dall’ARTA, a causa dei sistemi depurativi pubblici inefficienti, e che vedono con grande preoccupazione la stagione ancora da avviare. Infine, ma non ultimo, è dalla parte di quel bene da tutti evocato che è l’ambiente, che diversi soggetti che se ne ergono a tutori invece continuano a offendere con uso indiscriminato di prodotti nocivi, con abusi nella gestione dei rifiuti, e opponendosi a sistemi di raccolta e smaltimento fatti secondo i migliori criteri.

E’ chiaro da che parte siamo?

E sia altrettanto chiaro che Confindustria Chieti non permetterà a nessuno di far saltare il tessuto industriale che con fatica resiste garantendo ancora il 30% del PIL regionale!

Vigileremo con molta attenzione sulle scelte del prossimo governo regionale, denunciando ogni iniziativa che vada in senso contrario allo sviluppo, e dando nome e cognome ad ogni responsabile della perdita di investimenti e lavoro”!

Ed è duro l’affondo del sodalizio degli industriali contro la classe politica a cominciare da chi, è sottointeso, ha gioito per le recenti chiusure al progetto Ombrina Mare: “E i signori sindaci –scrive ancora Confindustria – che non perdono occasione di vantarsi di aver bloccato questo o quel progetto dicano in primis ai loro cittadini cosa offrono in alternativa!

Dicano apertamente se nel loro territorio deve sparire l’impresa industriale, e con cosa pensano di sostituire la ricchezza persa!

Invece di fare passerelle preelettorali lavorino per la creazione di lavoro, eliminando la loro burocrazia, le loro inefficienze, le loro incompetenze!

E’ molto facile parlare ”contro”, quando lo si fa senza una proposta, col solo intento di distruggere ed in nome di un ambientalismo di retroguardia, che ha il solo obiettivo di far perdere altre migliaia di posti di lavoro nell’industria, come già è capitato, per esempio, ad Ortona, mandando in crisi anche il Porto che vive di industria petrolifera e provocando l’allontanamento delle aziende multinazionali che ancora credono di poter investire in Abruzzo, di fatto ignorando gli appelli che le migliaia di lavoratori e le centinaia di imprese morse dalla crisi fanno per chiedere lavoro e sviluppo

Non è con il populismo e gli slogan che si governa una Regione; non è ignorando le realtà produttive che possono dare ancora risorse preziose in termini di posti di lavoro, tasse, investimenti, che si crea sviluppo; è solo riconoscendo la compatibilità tra industria, turismo, agricoltura, tutela delle qualità del nostro territorio, come la sua storia economica testimonia, che si può proiettare l’Abruzzo verso il futuro”.

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