Doveva essere la Pasqua a sancire la fine della crisi amministrativa che dal 29 marzo scorso sta ingessando la maggioranza di governo della città. Ed invece, nonostante i ripetuti vertici di maggioranza anche alla presenza del senatore Giovanni Legnini non hanno portato a nulla di concreto. In realtà giovedì pomeriggio sembrava essersi aperto un qualche spiraglio, ma tutto è ripiombato nell’oscurità quando venerdì mattina il Pd ha confermato la propria posizione mandando su tutte le furie il primo cittadino.
Insomma, l’asse Del Casale-Amato-Bucciarelli preme per una sostituzione in blocco almeno di tutti gli assessori in quota democratica e rotazione delle deleghe; una posizione netta che sbatte contro il muro della fronda del Pd che fa capo a Giuseppe Forte e alle sinistre estreme più PSI, tutti fermi nella richiesta di conferma per gli ex assessori ed anche, nel caso del blocco Sel-Prc-Psi, delle deleghe.
Un confronto serrato senza esclusioni di colpi che ha portato il presidente del Consiglio comunale Forte a forzare la mano facendo riecheggiare nelle aule di Palazzo di Città l’ipotesi di una crisi insanabile con un eventuale commissariamento del Comune. E non solo, perché l’ex DC ha attaccato pesantemente i vertici regionali e provinciali dei democratici il cui comportamento ha definito “disarmante” in quanto “impegnati nella campagna elettorale per le regionali, hanno trascurato la vicenda vastese sottovalutandone evidentemente la portata”.
Sabato mattina, nella sede del Pd di in piazza del Popolo, vi è stata una nuova riunione di maggioranza nella quale tutti i responsabili dei partiti della coalizione ha sottoscritto un programma di fine legislatura da affidare ai componenti il nuovo esecutivo con alcuni punti importanti da perseguire e, lì dove possibile, anche con la tempistica: era questo uno dei cardini della azione critica mossa dalla segreteria del partito, in primis il segretario Antonio Del Casale, e da Vasto Viva.
Un primo passo che a poco serve se non si riesce a trovare la “diritta via” che scongiuri il collasso del Lapenna bis. E sarà il primo cittadino a dover a questo punto decidere, conti alla mano in virtù anche delle eventuali surroghe, quale indirizzo dare al nuovo esecutivo comunale e se dovesse optare per l’accoglimento delle richieste dei “critici” è logico pensare che in Giunta entrerebbero Francesco Menna e Simone Lembo, se non altro perché Giuseppe Forte non accetterebbe una eventuale proposta, Domenico Molino è candidato alle regionali, Maria Amato è parlamentare ed Antonio Del Casale è segretario del partito e, per motivi di studio, non sarebbe in grado di garantire una presenza costante in città. Il terzo potrebbe essere esterno (per la prima volta negli otto anni a firma Lapenna) ed il nome più plausibile, in un blocco di 4-5 tra cui scegliere, sarebbe quello di Fabio Giangiacomo.
Certo siamo nel campo delle ipotesi avanzate da più parti, ma la certezza che le cose vadano davvero così non c’è. Luciano Lapenna, però, è costretto ad agire in fretta, visto che si avvicina il termine per l’approvazione del Consuntivo 2013, ma questa volta potrebbe faticare più dell’abituale per trovare una soluzione per finire quel mandato che, se fossero vere le predizioni di Silvio Berlusconi sulla durata del Governo Renzi, potrebbe proiettarlo direttamente nelle prossime politiche.
Intanto le prossime ore potrebbero essere decisivie anche per l’ufficializzazione della canddiatura alle regionali di Luigi Masciulli.