L’Udc terrà a Roma da oggi venerdì 21 a domenica 23 febbraio il congresso nazionale. Tre giorni che rappresentano un importante momento di confronto e di riflessione sulle scelte degli ultimi anni e sulla conduzione del partito, ma soprattutto sul percorso capace di lanciare una nuova fase costituente tra tutte le forze del centrodestra italiano nel solco dei comuni valori del popolarismo europeo e in linea con l’appello all’unità dei moderati e dei cattolici. Un congresso atteso, il quarto nella storia dell’Udc, che arriva in un momento politico molto delicato per il Paese, dopo la scissione di Scelta civica, della scomposizione della Pdl in Forza Italia, Ncd e Fratelli d’Italia e l’avvento di Renzi a segretario nazionale del Partito democratico, prima e con un colpo di mano che ricorda i metodi tradizionali della Prima Repubblica, a presidente del Consiglio scalzando Enrico Letta.
Una mossa che sorprende e lascia sconcertati elettori e militanti democratici, alleati e l’intero Paese. Quel Paese che con grande fatica proprio Letta aveva ricondotto nel solco della credibilità in Europa, che passo dopo passo – davanti ad uno spread che diminuiva e il Pil che lentamente risaliva – si rimetteva in carreggiata verso una lentissima e auspicata ripresa. Solo un Governo, da varare all’insegna della trasparenza e della definizione di programmi poggiati su imprescindibili riforme strutturali, può tirare fuori l’Italia dalle secche della crisi economica che attanaglia soprattutto la classe media, soffoca le piccole e medie imprese, mette in ginocchio gli artigiani, costringe alla chiusura decine di imprese ogni giorno. L’Udc si augura che il 2014 sia realmente l’anno della ripresa: ma non sarà la staffetta tra Letta e Renzi, e un Governo di centrosinistra troppo spostato a sinistra che il nostro partito non accetterà mai, a poter costruire le condizioni per cambiare passo. Servono riforme, a partire da quella della legge elettorale che deve restituire la parola agli elettori attraverso lo strumento democratico dell’espressione delle preferenze.
Serve un intervento concreto per il rilancio dell’economia attraverso la costruzione di posti di lavoro: non serve, insomma, una riforma al mese, come annunciato in pompa magna dal premier Renzi, ma di interventi strutturali ben assestati capaci di dare risposte concrete alle famiglie che arrivano a stento alla fine del mese e non sopportano più le “manovre di palazzo e di potere”, finalizzate all’autoconservazione di una classe dirigente e politica lontana dalle istanze delle comunità che dovrebbero amministrare.
L’Udc, come dimostra il percorso di radicamento avviato in Abruzzo deve dimostrarsi un partito capace di ascoltare, di muoversi tra la gente comune raccogliendone i bisogni con l’intento di dare risposte concrete senza temere di difendere i valori e i principi portanti della nostra identità di partito moderato, per risalire la china e per essere decisivo alle prossime Regionali e alle Amministrative. L’augurio che rivolgiamo all’Udc, e quindi a tutti noi, è che il congresso nazionale che sta per essere celebrato rappresenti davvero un’opportunità di crescita, politica e umana, per raccogliere tutto l’entusiasmo e la passione di cui siamo capaci da mettere al servizio delle sfide che verranno, nell’esclusivo interesse del Paese.
Andare oltre l’Udc per costruire il Partito Popolare Europeo in Italia con le altre forze di centro e moderate che si riconoscono nei grandi valori e nella tradizione politica sturziana e degasperiana, alternativa alla sinistra (Pse).
Antonio Menna
Capogruppo UDC Regione Abruzzo
Consigliere nazionale delegato al congresso nazionale