Si è intrattenuto con i giornalisti, prima della registrazione della trasmissione televisiva che lo ha visto protagonista, Radwan Khawatmi, l’imprenditore siriano arrivato in Italia nel 1970 su una nave russa e diventato in breve tempo un grande “capitano d’impresa”. L’incontro è stato organizzato da SpettacoLab, in collaborazione con l’Associazione Adriatica per gli Immigrati e la Scuola di formazione politica Fo&Pa.
Il dottor Khawatmi ha raccontato della passione per la cultura italiana che lo ha accompagnato fin da piccolo, tanto da fargli decidere di lasciare la sua città natale, Aleppo, per trasferirsi in Italia per proseguire gli studi. Si iscrive alla facoltà di Economia a Parma, poi in America per imparare anche l’inglese, e alla fine del proprio percorso di studi per il siriano arrivato in Italia su una nave battente bandiera russa si aprono le porte della Indesit, che Khawatmi “scala” nel brevissimo arco di circa 5 anni, diventando uno dei dirigenti di punta.
“Quando sono entrato – ha raccontato l’imprenditore – la Indesit era in amministrazione controllata e prima del mio arrivo nei paesi arabi vendevano per circa 25 milioni di lire. Il fatturato dell’azienda è poi passato a 52 miliardi con il mio intervento nei paesi arabi. Tant’è che mi riconoscono di essere stato il primo esportatore del made in Italy in quelle zone”.
Dall’esperienza alla Indesit, poi, l’avvio dell’avventura in proprio: “Il presidente un giorno mi ha convocato e mi ha detto che aveva una notizia buona e una cattiva. Da buon arabo ho scelto di sapere subito qual era la notizia cattiva, per conoscere i problemi da affrontare, così mi ha consegnato una busta, con il mio licenziamento; la notizia buona, invece, era un’altra busta, con dentro un assegno con molti zeri. Il presidente mi ha detto che con quel piccolo capitale iniziale, praticamente la liquidazione dopo tanti anni di lavoro alla Indesit, avrei potuto avviare un’impresa tutta mia, e così ho fatto”.
È così iniziata l’avventura con la sua Hirux International, sempre nel campo degli elettrodomestici, con cui ha creato quello che può essere considerato a tutti gli effetti il suo impero economico.
Importante nel suo percorso coronato di successi l’impegno per l’integrazione che lo ha visto protagonista, in un periodo storico certamente diverso da quello attuale: “Quando un emigrante arriva in un posto credo che il suo primo dovere sia quello del di rispettare quel paese, la sua storia, la sua cultura, la sua religione e le sue leggi; poi dovrebbe fare il possibile per integrarsi, offrendo il meglio che ha”.
E il dottor Khawatmi ha anche una ricetta per evitare le tragedia del mare che colpiscono gli immigrati che cercano di arrivare in Italia a bordo di imbarcazioni di fortuna: “Spesso gli immigrati sono rifugiati che avrebbero tutto il diritto di essere accolti, secondo le leggi europee; per evitare simili tragedie bisognerebbe distinguere già dai luoghi di partenza chi è un rifugiato e chi un clandestino; occorrerebbe che il ‘filtro’ fosse a monte, così chi può essere accolto può partire su imbarcazioni regolari, senza rischiare la vita”.
n.l.