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Il Lions Club di San Salvo donerà una targa per ricordare la sosta di Garibaldi

Giuseppe GaribaldiUna targa di bronzo sarà donata a San Salvo per ricordare la sosta in città di Giuseppe Garibaldi: è la decisione presa dal locale Lions Club, presieduto da Virginio Di Pierro. “Non potevamo restare impassibili di fronte a un avvenimento così importante – ha affermato Di Pierro -. Da parecchi anni sento le persone anziane parlare della sosta di Giuseppe Garibaldi nella nostra città, da qui la decisione di donare una targa di bronzo a San Salvo. Sul fatto che Giuseppe Garibaldi sostò due giorni nella casa della famiglia sansalvese dei Ciavatta, non c’è alcun accenno sui libri di storia, soltanto che gli anziani continuano a parlarne con decisa e sicura convinzione. È pur vero che la storia non si fa con le chiacchiere di paese, ma è anche vero che una locuzione latina recita: ‘Vox populi, vox Dei’ (voce di popolo, voce di Dio)”. “Si racconta, infatti, – dice il giornalista sansalvese Michele Molino – che l’Eroe dei due Mondi, nei primi giorni di febbraio del 1849, era a Roma per difendere la Repubblica contro l’esercito francese accorso in aiuto dello Stato Pontificio. Caduta la Repubblica, fu costretta a darsi alla fuga insieme a un manipolo di compagni, tra cui un Ciccarone, garibaldino, originario di Vasto. Risalì il Tevere e, con mezzi di fortuna, entrò nel territorio abruzzese-molisano. Dopo un durissimo viaggio si trovarono nei pressi dell’abitato di San Salvo (i residenti in quel tempo erano 1843). Stanco e affamato percorse la strada della Madonna delle Grazie e della Fontana Vecchia (la saléte de la fànde) in cerca di qualche rifugio che trovò, quasi subito, nella casa della famiglia Ciavatta, palazzo costruito pochi anni prima, ora di proprietà di Mimì Napolitano, attiguo alla casa dei Cilli (demolita negli Anni ’60), e trasformata in un luogo di cultura che ha preso il nome di ‘Porte de la Terre’. Vi dimorò due notti e, appena spuntò il giorno, il generale riprese la fuga; marciando attraverso un viottolo del tenimento della famiglia dei Nasci – aggiunge Molino – arrivò alla foce del torrente Buonanotte, dove era atteso da alcuni amici. A bordo di un bragozzo da pesca giunse in terra marchigiana per proseguire verso San Marino. Eludendo le navi austriache, Garibaldi arrivò a Cesenatico per proseguire la mattina dopo alla volta delle Valli di Comacchio dove, in una vecchia cascina, si spense Anita, l’eroica compagna della sua vita”. “Anch’io, quand’ero ragazzino, – raccontava Nicola Vicoli, molto tempo prima della sua scomparsa – sentivo parlare del grande eroe da mio nonno. Mi raccontava che Garibaldi, inseguito dalle truppe francesi, dimorò a San Salvo due o tre notti e, per non farsi riconoscere, indossava abiti logori e sgualciti; fingendosi venditore di setacci, gridava ‘È arrivato il setacciaro'”. Per la cerimonia (data da decidere) di apposizione della targa, il Lions inviterà Anita Garibaldi, pronipote dell’Eroe dei due Mondi.

Michele Del Piano

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