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Regione: sulle modifiche alla legge elettorale è spaccatura nel centro-destra

emiciclo_1Si terrà domani una Conferenza dei capigruppo per dibattere ancora della modifica alla legge elettorale d’Abruzzo nella parte inerenti i criteri di incompatibilità dopo che l’ultima seduta del Consiglio regionale ha portato a un nulla di fatto. Dopo le rimostranze alquanto accese degli amministratori provinciali, di fatto impossibilitati a concorrere per una poltrona all’Emiciclo, dopo l’uscita del capogruppo del PD Camillo D’Alessandro che ha dichiarato “se dovesse rimanere (la legge anti-sindaci, ndr) obbligherebbe i sindaci dei Comuni a dimettersi, a partire dal prossimo 14 luglio, anche se le elezioni regionali dovessero tenersi tra otto mesi”, la riforma della legge elettorale rischia di spaccare anche la maggioranza di Governo regionale giocandosi su più fronti. Infatti, è innegabile che anche il paventato aumento del numero dei consiglieri sia finito al centro delle discussioni animate che stanno coinvolgendo in primis il centrodestra.

Il capogruppo del Pdl, Lanfranco Venturoni, in una nota, dichiara che a suo modo di vedere “L’incompatibilità tra consigliere e assessore regionale è prevista in tutte le Regioni d’Italia tranne che in Emilia Romagna, Umbria e Abruzzo e certifica la diversità formale e sostanziale del ruolo del legislatore da quello di chi è chiamato a governare. Una distinzione chiara e netta tesa a evitare sovrapposizioni di cariche e a favorire la governabilità della Regione”.

Sono, però, ben sette i consiglieri di maggioranza che non la pensano esattamente come Vanturoni: Giuseppe Tagliente, Luigi De Fanis, Riccardo Chiavaroli,  Gianfranco Giuliante, Angelo Di Paolo,  Luciano Terra e Berardo Rabbuffo, infatti, parlano di tale evenienza come di “suicidio annunciato” ponendo l’accento sulle ultime disavventure elettorali del centrodestra e l’astensionismo che avrebbero dovuto insegnare qualcosa.

I 7 ribelli se la prendono con la ingarbugliata situazione venutasi a creare in merito alle richieste di cambiamenti della legge elettorale che rappresenta “un ulteriore esempio della montagna che partorisce il topolino. Impigliati tra incompatibilità, voto di genere, collegio unico, alla fine tra un rinvio e l’altro, la grande riforma preannunciata si va traducendo nel puro e semplice recepimento del decreto Monti che impone la riduzione del numero dei consiglieri. Ed è stata spacciata come la riforma del secolo”.

E, poi, avanzano una serie di proposte sulle quali trovare una convergenza anche con le opposizioni per superare l’impasse: “se la incompatibilità tra consiglieri e assessori ha come controindicazione l’aumento dei costi si stabilisca, eventualmente, di attuarla ad invarianza di spesa; si potrebbe opzionare il collegio unico regionale, e se ciò fa presumere costi troppo elevati di campagna elettorale, eleviamo a tre le preferenze da poter esprimere, con l’obbligo della preferenza di genere, che messa in questo modo offrirebbe realmente pari opportunità”.  Ed ancora: “Stabiliamo la supplenza per gli assessori eletti facendo si che il consiglio funzioni, ma lo si faccia a saldi invariati”.

Insomma una situazione ancora ingarbugliata e difficile da districare, ma che tiene viva l’attenzione per tutte le ripercussioni che potrà avere anche sulle amministrazioni locali.

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