No, non è una burla. Quando ieri ci hanno raccontato l’accaduto siamo rimasti quantomeno allibiti. Protagonista della vicenda un signore di 82 anni, che, per evidenti dolori agli arti che gli impediscono anche una deambulazione normale, si era recato dal proprio medico curante per cercare una soluzione diagnostica appropriata. Il medico di base aveva ritenuto opportuno prescrivergli un esame di controllo della circolazione sanguigna agli arti attraverso la tecnica dell’ecocolordoppler. L’82enne decideva. impegnativa alla mano. di recarsi subito al CUP del nosocomio vastese per prenotare la visita, e parliamo di ieri mattina. Allo sportello, però, l’amara sorpresa: il primo giorno disponibile è il 14 gennaio 2014, si proprio quello, ben nove mesi dopo.
“Quando l’impiegato mi ha detto quella data io gli ho risposto che probabilmente dovrò andarci in carrozzella – questo il laconico commento dell’uomo – hanno fatto una sanità solo per i ricchi”.
L’ecocolordoppler è una tecnica diagnostica che coniugando l’ecografia con il doppler consente di analizzare visivamente il flusso ematico nei vasi. È un esame non invasivo in grado di rilevare stenosi (ovvero restringimenti) arteriose e venose, aneurismi (ovvero dilatazioni vasali causate in primis da aterosclerosi), trombosi venose superficiali e profonde e l’insufficienza venosa.
Da ciò si capisce l’importanza dell’esame e, soprattutto, della prescrizione.
Eppure sembra che il Servizio sanitario sia sordo, e lo diciamo da tempo, ai bisogni dei cittadini ormai sempre più costretti a rivolgersi agli studi privati con conseguenti aggravi delle spese, e questo nonostante che versino alle Stato ed alla Regione contributi a iosa per garantirsi un’assistenza adeguata.
Luigi Spadaccini
(spadaccini.luigi@alice.it)
