Continuano a tenere banco, e non poteva essere altrimenti, le delicate questioni petrolifere che stanno interessando il futuro del mare Adriatico, ma anche dell’entroterra. La mobilitazione è stata finalmente avviata su più fronti con il Comune di Vasto sempre in prima linea. Oggi finalmente anche le istituzioni sovracomunali sembrano muoversi nella stessa direzione avverso il proliferare apparentemente inspiegabile di richieste di permessi ispettivi, di ricerca e di estrazione. Diciamo apparentemente, proprio perché a nessuno sfugge che gli enti beneficerebbero di cospicui eco-ristori. Gli ultimi ostativi vengono dalla Provincia di Chieti che in un documento ufficiale invita “a non rilasciare parere favorevole al progetto della Spectrum Geo Ltd per effettuare ispezioni sismiche nel mare Adriatico con il metodo Air Gun, lungo tutta la riviera da Rimini a S. Maria di Leuca, e dunque anche nel tratto di mare antistante la Provincia”. Un progetto che avevamo anticipato sul nostro sito e che interessa ben 30mila chilometri quadrati di tratto marino.
“Il documento redatto dal consigliere Franco Moroni, delegato alle problematiche petrolifere – si legge in una nota – contiene una serie di Osservazioni sul progetto della Società britannica e sulla richiesta di permesso di prospezione finalizzato alla individuazione di giacimenti petroliferi. Le Osservazioni, condivise dal Presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio, rinnovano l’istanza a non rilasciare parere positivo al progetto e state inviate ai Ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente e dei Beni culturali ma anche al Parlamento Europeo, al Presidente della Regione Gianni Chiodi e alle rispettive Commissioni e Direzioni proposte alla procedura di Via”.
L’operato della società britannica Spectrum è quello di sondare il fondale con la tecnica dell’airgun che consiste in violentissimi spari di aria compressa rivolti per poi rielaborare gli echi ottenuti in modo da mappare geologicamente le aree evidenziando le possibili zone giacimentali e rivendere il complesso degli elaborati a società eventualmente interessate ad attività estrattive. La tecnica, però, ha pesanti ripercussioni sulla flora e la fauna marina già messe in ginocchio da situazioni non ancora chiarite.
“Un progetto – continua la nota – che, secondo il documento elaborato dalla Provincia, provocherebbe danni gravissimi alla pesca, è in totale contrasto con l’attuale assetto delle nostre coste e stravolgerebbe l’industria turistica, basata su un’immagine di territorio sano e sostenibile”.
Chiara la posizione della Provincia come si evince anche dalle dichiarazioni del Presidente Di Giuseppantonio e del Consigliere Moroni: “Questa Amministrazione, come ha fatto sin dal suo insediamento, continuerà a perseguire la tutela del territorio e del mare La pesca è uno dei fiori all’occhiello della nostra economia, assieme all’agricoltura e al turismo. Il nostro mare non può tollerare la presenza di ulteriori impianti estrattivi e per questo riteniamo che coloro che hanno il potere di decidere, debbano dire no anche al Progetto della Spectrum. E’ anacronistico pensare di sfruttare l’Adriatico per produrre una piccola percentuale del fabbisogno nazionale di petrolio con pochissimi vantaggi per la collettività, piuttosto bisogna investire nel turismo, nella pesca e nello sviluppo ecosostenibile della costa teatina, come nelle linee programmatiche di questa di questa Amministrazione”.
Intanto, il Consiglio provinciale, nella seduta di martedì scorso, ha approvato all’unanimità la mozione presentata dal Consigliere Provinciale Franco Moroni con il quale si ribadisce un NO deciso alla richiesta estrattiva offshore denominata Ombrina Mare, quale volontà politica di tutta l’assise provinciale, nel voler attuare “una scelta responsabile” verso il nostro territorio.
Lu. Spa.