Non si placa la bufera post-elettorale che sta spazzando via partiti e dirigenti. Pesanti le conseguenze su FLI, IdV e, soprattutto, Udc.
L’hotel Aragosta di Casalbordino Lido, infatti, ha ospitato oltre 200 simpatizzanti del partito di Casini richiamati dall’iniziativa del consigliere regionale Antonio Menna che ha voluto incontrare insieme alla base del movimento l’onorevole Mario Tassone, vicesegretario nazionale dell’Udc, alla vigilia del Consiglio nazionale che si terrà giovedì 7 marzo a Roma. Menna non ha lesinato parole dure, come ormai da consuetudine in questi giorni dopo il pessimo risultato elettorale che ha consegnato alle cronache un Udc ferma all’1,78% in Italia e ancora meno in Abruzzo all’1,75% , avverso il management del partito: “Lo scudocrociato – ha detto – è l’emblema della storia scritta dai democratici cristiani in oltre 60 anni di vita della politica italiana, una grande storia fatta da uomini e donne che hanno fatto grande l’Abruzzo».
Menna si è scagliato contro Casini, Cesa e Buttiglione rei di voler cancellare il patrimonio di valori ed idee democristiane costruito da monumenti, quali Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi, Aldo Moro, Giuseppe Spataro e Remo Gaspari, consegnandosi a Mario Monti con l’adesione al gruppo unico in Camera e Senato. “Con Monti non abbiamo nulla da spartire – ha detto Menna – la nostra è una storia diversa, Monti rappresenta il mondo bancario e dei potentati che nulla hanno a che vedere con il nostro partito interclassista».
Nel suo intervento Mario Tassone ha ribadito la sua volontà di “ricostruire un partito che ha ottenuto un risultato disastroso e non ho intenzione di rottamare nessuno, ma voglio salvaguardare i principi ispiratori dello scudocrociato e la sua storia”. Anche Tassone, analizzando il risultato per la Camera dei deputati, ha voluto porre l’accento con forza sul fatto che “sono stati fatti degli errori in campagna elettorale, ma prima ancora del responso delle urne, eravamo nati come partito di centro moderato di ispirazione cristiana e ci siamo alleati con chi non avevamo nulla a che fare. Abbiamo sostenuto Mario Monti come presidente del Consiglio, ma cosa centra la storia dei cattolici democratici con Monti? Gli abbiamo dato la possibilità di fare il centro, ma ha fallito pienamente”. Il vicesegretario nazionale ha insistito sulla necessità di recuperare il valore del popolarismo che ha consentito all’Udc di continuare a esistere dopo la stagione di tangentopoli e la scomparse della Dc. “La vicenda ultima dell’Abruzzo- ha dichiarato – è emblematica, un esempio plastico della visione del Partito che decide tutto a Roma e se ne frega dei dirigenti regionali e del sentire della gente”. Tassone, infine, ha sostenuto che si opporrà a questo tentativo di liquidazione del partito prendendo l’impegno che in Consiglio nazionale chiederà il rilancio del Partito “perché è un delitto perdere lo scudocrociato per aderire alla lista Monti”. Non poteva mancare, in conclusione, una stoccata al “porcellum” e la volontà di lavorare per arrivare a cambiare questa legge elettorale nella consapevolezza che molto presto si tornerà a votare. Numerosi sono stati gli interventi di amministratori comunali e iscritti all’Udc che hanno voluto manifestare il loro dissenso per quanto è accaduto in questi ultimi mesi nel Partito in Abruzzo.
Lu. Spa.