C’erano tanti big alla prima uscita del PdL nella nostra città schierati, oltre a quelli sul palco, in prima fila: l’assessore regionale all’Agricoltura Mauro Febbo ed il presidente della Commissione agricoltura Antonio Prospero; il presidente della Commissione Attività produttive Nicola Argirò e l’assessore provinciale al Demanio e Sport Tonino Marcello; il candidato sindaco del centrodestra alle ultime elezioni comunali Mario Della Porta e il presidente di AssoVasto Marcello Dassori, il presidente del CdA della OPS Giacinto Mariotti e il consigliere del CdA di ARPA Nicola Soria e tanti altri. Tanti, però, anche gli assenti importanti certamente non passati inosservati a cominciare da Giuseppe Tagliente al commissario cittadino del PdL Dario Ciancaglini, dall’ex onorevole Nicola Carlesi al capogruppo in Consiglio comunale Guido Giangiacomo. Assenze clamorose, che, con il passaggio di Etelwardo Sigismondi tra le fila di Meloni e Crosetto, certificano l’allontanamento degli ex aenne vastesi, e non solo, dall’attuale management pidiellino regionale. D’altronde il tentativo di Tagliente di trovare una candidatura parlamentare anche con altre casacche ed il comunicato dissociativo diffuso nei gironi scorsi alla stampa sulla tutela della sanità vastese non potevano lasciare trasparire alcunché di diverso. Una frattura chissà se sanabile che mette in discussione profonda il futuro del centrodestra a Vasto dove le contrapposizioni intestine hanno probabilmente favorito il duplice successo della sinistra. Una ribellione silenziosa, dunque, che vede protagonista anche Guido Giangiacomo, deluso evidentemente dalle scelte imposte, più che condivise, in questi anni senza alcuna dialettica né meritocrazia e che, però, nonostante le sirene provenienti da Fratelli d’Italia nel periodo pre-elettorale, ha deciso di restare al suo posto. Sirene che hanno provato ad ammaliare anche lo stesso ex presidente del Consiglio regionale, per il quale si è parlato anche di una apertura di Grande Sud, tutta da verificare dal momento che il responsabile del partito nel vastese è Massimo Desiati: proposte ritenute inaccettabili vista la previsione di un posto in lista non di primo piano. Tutte situazioni, le succitate, che fanno il paio con la crisi aquilana tra Piccone e Migliocco, con la “rivolta” di Presenza popolare, con la diaspora dei pidiellini verso altre liste (vedasi Nicoletta Verì, Giandonato Morra, Emiliano Di Matteo e Paolo Gatti), il malcontento nell’area del capoluogo, in Frentania e nel Vastese, realtà che potrebbero mettere in ginocchio il PdL anche in vista delle prossime elezioni regionali in cui Gianni Chiodi dovrebbe essere riproposto nel ruolo di candidato a Governatore e, poi, nelle possibili comunali di primavera (dal momento che con ogni probabilità Luciano Lapenna finirà all’Emiciclo) che, secondo gli intenti di tutti i relatori della convention del Palace, dovrebbero rappresentare il momento in cui il vessillo del centro destra torna ad innalzarsi sul Palazzo di Città.
Luigi Spadaccini
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