Una delle conseguenze dell’attuazione del cosiddetto Piano Marchionne all’interno delle aziende del gruppo FIAT, a partire dal 2011, è stata quella di estromettere dai tavoli contrattuali il sindacato FIOM-CGIL non riconoscendole più alcuna rappresentanza all’interno delle fabbriche. Ciò è accaduto anche all’interno della SEVEL, la società compartecipata FIAT-PSA, che produce veicoli industriali in Val Di Sangro, vicenda per la quale si è aperta una accesa battaglia legale alla stessa stregua di quanto accaduto a Torino, Vercelli, Modena e Melfi. Il 30 aprile 2012 il giudice del lavoro del tribunale di Lanciano Flavia Grilli ordinò alla SEVEL di cessare immediatamente dalla sua condotta antisindacale, intimandole di consentire la nomina della Rsa Fiom e di riconoscere e garantire alla medesima l’esercizio di quei diritti tutelati dal Titolo III dello Statuto dei Lavoratori. Sentenza contro la quale il gruppo torinese ha presentato ricorso. Orbene, ieri, il giudice Paola De Nisco, ha sospeso il procedimento di ricorso avanzato dalla FIAT in attesa che sull’argomento si pronunci la Corte Costituzionale, dove sono pendenti analoghi ricorsi.