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La Pilkington va a Roma per evitare licenziamenti

Il futuro di 55 lavoratori della Pilkington è appeso ad un filo. L’azienda pur di evitare i 55 licenziamenti giovedì è andata a Roma al ministero delle Attività produttive a discutere con il governo per ottenere nuovi ammortizzatori sociali in considerazione dello stato di crisi del territorio.

L’esito del confronto romano sarà illustrato martedì ai rappresentanti sindacali nel corso di un incontro in fabbrica. A seguire sono previste le assemblee con i lavoratori.

” I sindacati”, ha ribadito ieri Franco Zerra, segretario provinciale della Cisl ” lotteranno in tutti i modi per salvare i posti di lavoro. La speranza è che Pilkington martedi ci dia buone notizie. Ad ogni buon conto ogni decisione sarà presa dopo le assemblee con i lavoratori”.

Ulteriori periodi di cassa integrazione possono essere concessi solo se il territorio viene inserito nelle aree di crisi. In caso contrario 55 lavoratori a settembre saranno rimandati a casa. Una iattura che anche la Regione sta cercando di scongiurare Nel corso dell’ultima riunione l’azienda ha ribadito che, sebbene il piano industriale sottoscritto lo scorso 18 giugno proceda secondo quanto previsto e che si stiano installando i nuovi impianti tecnologici più competitivi, gli esuberi restano .

“I nuovi impianti e le nuove lavorazioni”, ha spiegato l’azienda “saranno attivati non prima della fine dell’anno finanziario 2019-2020 e quindi non potranno riassorbire gli esuberi dichiarati. Questo significa che il numero di esuberi rischia di crescere e, non avendo a disposizione ulteriori ammortizzatori sociali, è necessario aprire la procedura di licenziamento collettivo secondo la legge 223/91″.

E’ evidente che il Vastese confida nell’intervento del ministero. I rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Cobas insieme alle rsu di fabbrica continuano ad esprimere forte preoccupazione.

” All’azienda”, dice Zerra ” abbiamo chiesto di fare tutti gli sforzi necessari affinché si ricarichino le linee produttive, si riqualifichi il personale attraverso una costante formazione, si metta in campo un progetto di “insourcing” e soprattutto si ricollochi il personale laddove vi siano carenze ristudiando anche una nuova organizzazione del lavoro. Invochiamo la riattivazione degli incentivi all’esodo utilizzando la fuoriuscita volontaria di chi può beneficiare dell’opzione “quota 100?. Infine chiediamo, laddove sia possibile di studiare ipotesi di lavoro part time. L’obiettivo è evitare che in autunno ci siano lavoratori che restano a casa”.

Paola Calvano (il centro)

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