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Stupro di Vasto, chiesta la riduzione della pena

Ricatti a luci rosse fra minori. Si è tenuta ieri la prima udienza del secondo filone. I difensori dei ragazzini finiti davanti al gup dell’Aquila hanno cercato di alleggerire le loro responsabilità. L’avvocato della parte lesa, l’avvocato Giuseppina Fabretti, ha assistito all’udienza confermando al termine, l’intenzione di avviare una causa civile. L’udienza si è conclusa con la richiesta di messa in prova per due ragazzi e il giudizio con rito abbreviato per altri due, il più piccolo che aveva solo 14 anni e un’altro ragazzino che avrebbe avuto un ruolo marginale. In realtà gli indagati del secondo filone sono cinque, ma il quinto giovane, un ragazzo straniero, risulta irreperibile.

Il rito abbreviato è stato richiesto dagli avvocati Gianni Menna e Antonella Treviso. Per il ragazzo coinvolto con un altro amico anche nel primo filone, l’avvocato Antonello Cerella ha chiesto la messa in prova. Il pubblico ministero Carlo Polella ha integrato il capo d’accusa con una relazione e altre risultanze investigative prodotte dai carabinieri.

Il gup Tettamanti si è riservato di rispondere alle richieste difensive il 15 luglio prossimo al termine del percorso di studio sugli indagati che verrà fatto dagli assistenti sociali dell’Ufficio esterno penitenziario (Uepe) di Pescara. Alcuni dei ragazzi coinvolti sono diventati maggiorenni e a luglio sosterranno gli esami di Stato. L’avvocato Fabretti è decisa ad ottenere giustizia per la sua assistita, una adolescente ricattata per mesi. Contestualmente alle indagini che hanno condotto i minori davanti al gup, prosegue nel massimo riserbo anche l’indagine della Procura di Vasto che riguarda un maggiorenne che faceva parte del gruppo . Gli atti istruttori sono coperti dal massimo riserbo.

La posizione più delicata è quella del diciassettenne di Vasto denunciato prima dalla ex fidanzatina e poi da un’altra ragazza che ha da poco compiuto 18 anni. Il giovane ha sempre negato di avere minacciato la seconda ragazza rimarcando il fatto che le foto compromettenti sequestrate dai carabinieri non furono trovate sul suo cellulare, ma sui telefonini di altri giovani finiti nei guai con lui. Le accuse si riferiscono a due anni fa, quando uno dei tre ragazzi aveva solo 14 anni e gli altri sedici.

“E’ una vicenda delicatissima”, afferma l’avvocato Antonello Cerella. “E’ delicata la materia ma lo sono anche i protagonisti, adolescenti incensurati”, ha ribadito l’avvocato. Un ruolo determinante ora lo avranno le assistenti sociali. Sta a loro stabilire se il percorso rieducativo può essere sufficiente o meno. E intanto ieri i residenti di via Rossetti , il quartiere dove avvenivano gli incontri dei ragazzi è tornato a sollecitare iniziative per evitare che lo stabile teatro degli incontri a luci rosse venga finalmente reso inaccessibile.

Paola Calvano (Il Centro)

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