Si è svolto ieri a Scerni nella Sala Antonio Ottaviano (palazzo Raimondi), l’incontro “L’Abruzzo nascosto. Storie di poeti, monti, funghi e serpenti narrate da vecchi pastori e antichi briganti”. Un incontro attraverso il quale Scerni ha voluto rintracciare la propria storia affrontando il tema del Brigantaggio e della Pastorizia. Posizionato sul tratturo Lanciano/Cupello, Scerni ha goduto per secoli dell’indotto economico creato dalla pastorizia. Questo primo incontro di Angelo Tarquino era volto a rinvenire frammenti della nostra storia.
“Scerni – ha sottolineato Tarquino – cerca e trova le sue origini, quelle più remote, partendo dai Kurgan i popoli anatolici che introdussero in Europa e in Abruzzo l’animale simbolo della nostra regione, la pecora. Passo dopo passo, un secolo dietro l’altro il racconto traccia la vie che hanno seguito i nostri avi in un‘epopea pastorale e guerriera per arrivare fino alla storia nscosta del genocidio perpetrato dai Savoia a danno delle regioni del sud mai scritta o raccontata alle generazioni successive e secretata con il marchio infamante di brigantaggio”.
“Quello che ci infama – conclude Tarquino – non è la parola “Brigante”, ma questa “Storia nascosta” che viene ancora occultata dopo 160 anni.
Quello che ci fa rabbia e che sui libri di storia gli autori di questo genocidio vengono ancora definiti “Galantuomini” ed i loro nomi denominano piazze e strade. Quello che ci offende e che ai nostri avi non venne lasciata nessuna scelta se non diventare briganti. Quello che ci onora è che divenendo briganti hanno dato vita ad un’eroica follia senza piegare il capo.