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Ora al Civeta 25 dipendenti rischiano il posto

Venticinque addetti del Civeta rischiano la Cassa Integrazione. Potrebbe avere risvolti occupazionali l’inchiesta avviata dalla magistratura che nelle scorse settimane ha disposto il sequestro della terza vasca gestita dalla società Cupello Ambiente, sul presupposto che nella discarica, nel biennio 2017-2018, siano stati conferiti 70mila tonnellate di rifiuti urbani trattati, pari ad un valore di 360mila euro, provenienti da altre regioni, in particolare da Lazio, Campania e Puglia, determinando un precoce esaurimento dell’invaso nato per accogliere i rifiuti indifferenziati dei comuni aderenti al Consorzio pubblico. Ai lavoratori esprimono solidarietà i consiglieri comunali Camillo D’Amico, Angelo Pollutri e Giuliano Tambelli.

“Sono stati lasciati a se stessi, senza capire quali saranno i tempi di reimpiego e del loro futuro lavorativo e soprattutto quale sarà il destino dell’impianto stesso”, rimarcano i tre esponenti della minoranza consiliare che nelle scorse settimane hanno protocollato una richiesta di convocazione di un consiglio comunale straordinario sull’emergenza rifiuti e sulla sicurezza ambientale.

Dall’amministrazione comunale non abbiamo ricevuto ancora nessuna risposta”, dicono i tre consiglieri, che nel caso in cui non venisse convocata l’assise civica richiesta nei modi e nei tempi previsti dal regolamento comunale, potrebbero rivolgersi al Prefetto.

Nel frattempo la Cupello Ambiente attende la fissazione dell’udienza al Tribunale del Riesame di Chieti a cui si è rivolto l’avvocato Luigi Follieri, noto penalista foggiano, per conto di Michele Silvestri, legale rappresentante  della società.

Il legale chiede l’annullamento del decreto di sequestro o, in subordine,  il conferimento dei soli rifiuti provenienti dai comuni aderenti al Consorzio. Il ricorso presentato dall’avvocato Follieri si fonda sul presupposto che l’autorizzazione integrata ambientale (Aia) consente il conferimento nell’impianto di rifiuti extra-consortili, cioè provenienti da altre regioni.

Il documento a cui si fa riferimento risale al 28 aprile 2016, ma tre mesi dopo vennero adottati ulteriori provvedimenti dalla Regione che limitavano la ricezione ai soli rifiuti provenienti dai comuni aderenti al Consorzio. Insomma, i tempi dell’inchiesta non si annunciano brevi e il rischio concreto è che a farne le spese siano ancora una volta i cittadini costretti a sobbarcarsi gli ulteriori costi.

Anna Bontempo (Il Centro)

 

 

 

 

 

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