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Ecofox, nuovo impianto, scoppia la polemica

Lo studio di valutazione di incidenza ambientale è stato presentato il 25 ottobre 2016, ma per presentare le osservazioni  ci sono solo quindici giorni di tempo a decorrere dal 7 marzo, giorno in cui è stato depositato l’avviso, scovato per caso all’albo pretorio on line del Comune. La scadenza è fissata al 22 marzo.

Scoppia la polemica sul progetto presentato dalla Ecofox srl per l’installazione di una colonna di distillazione del biodiesel e di un generatore di vapore nella zona industriale di Punta Penna, all’interno dello stabilimento già esistente dove si produce carburante ecologico.

Nel mirino finiscono gli uffici comunali. “Quindici giorni di tempo per presentare le osservazioni sono pochi”, attacca l’ecologo Vincenzo Ronzitti, rappresentante della Consulta per l’ambiente, “soprattutto se si tiene conto che si tratta di un progetto che va avanti dal 2016. Perché si è perso tanto tempo prima?”.

Lo studio di valutazione di incidenza ambientale (Vinca), richiesto dal Comune e inizialmente ritenuto non necessario dalla ditta, è stato presentato il 25 ottobre 2016. Con la documentazione prodotta (tra cui  lo studio dell’incremento delle ricadute al suolo delle sostanze emesse),  la Ecofox  ha inteso dimostrare che l’impatto ambientale è da considerarsi “di inapprezzabile significatività”.

Lo stabilimento si trova nella zona industriale, ma è posto in prossimità del sito di interesse comunitario Punta Aderci-Punta della Penna e ricade nel piano di assetto naturalistico della riserva naturale di Punta Aderci. Insomma, si ripropone l’antica diatriba sulla difficile convivenza tra l’oasi costiera e la zona industriale, anche se gli interventi proposti dalla Ecofox, al contrario del cementificio nella fascia di protezione esterna della riserva,  non sembrano essere di grande impatto ambientale.

Tra l’altro si tratta di un insediamento già esistente per il quale in passato era stata manifestata l’intenzione di delocalizzare gli impianti in contrada Zimarino, dietro la sede del Cotir, il Centro per la sperimentazione delle tecniche irrigue. Un’idea subito accantonata per gli alti costi di tale operazione: cento milioni di euro.

“E’ l’ennesima conferma della necessità non più rinviabile di fare delle scelte”, rilancia Nicola  Salvatorelli, presidente dell’Arci, “non possiamo rincorrere i progetti, la politica deve muoversi e decidere una volta per tutte sul futuro dell’area”.

Anna Bontempo (Il Centro)  

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