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Bomba per i bancomat, caccia ai complici

E’ in programma questa mattina l’udienza di convalida dell’arresto di D.S.L. 57 anni e D.A.,32 anni, la coppia del foggiano arrivata a Vasto con il figlio di lui D.S.A. di 17 anni a bordo si una macchina piena di materiale per sventrare e svuotare un bancomat. I carabinieri hanno affidato il materiale alla scientifica ma stanno indagando per scoprire se i tre arrestati avrebbero potuto fare da soli il “colpo” o se invece hanno fatto da “corrieri”.

Certo la “marmotta” piena di esplosivo era pronta all’uso. I passamontagna trovati nel portabagagli erano 3 , altrettante le luci da mettere in testa e i guanti. Tre come loro. I colpi con le marmotte, che non sono certo roditori alpini bensì veri e propri congegni esplosivi artigianali che i ladri infilano nelle fessure dei bancomat per farli esplodere, vengono in genere utilizzati da gang numerose e specializzate per uno specifico tipo di bancomat. Procedure che richiedono una preparazione specifica. Chi usa la marmotta non è uno sprovveduto.

Qualche tempo fa in Puglia sono state arrestate 11 persone e tutte già molto note alle forze dell’ordine. I tre arrestati fermati a Vasto erano attesi da qualcuno ?

“Al momento possiamo solo fare ipotesi. Loro sono indagati per il possesso e trasporto di quel material. Indaghiamo per arrivare a delle certezze”, dice il maggiore dei carabinieri Amedeo Consales che ha diretto l’operazione. La tecnica della marmotta è sempre la stessa: i ladri infilano la “marmotta”, un tubo in acciaio con un terminale rettangolare pieno di esplosivo, all’interno della fessura del bancomat, poi attraverso il tubo accendono l’innesco dell’esplosivo che manda in pezzi lo sportello bancomat. A quel punto, nel giro di un solo minuto, i delinquenti si impossessano del denaro e spariscono. “

La tecnica è pericolosa per chi abita negli immobili sede di sportelli bancari”, dice il maggiore. Non solo. Se la sera dell’arresto i carabinieri non avessero capito che cosa era quell’astuccio di metallo e che sarebbe bastato un nulla per far esplodere la marmotta ( chiamando quindi gli artificieri di Chieti) avrebbero rischiato loro stessi l’incolumità. Le indagini per individuare eventuali altri componenti della banda proseguono senza sosta. Gli investigatori cercheranno di scoprire se i tre sono collegati con altre bande. Molti misteri potrebbero essere chiariti dai tabulati dei cellulari. Intanto c’è attesa per quello che i tre diranno oggi ai giudici anche se è probabile che si avvalgano della facoltà di non rispondere.

Paola Calvano (Il Centro)

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