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Vasto, la sicurezza e quello che si dovrebbe fare

Leggiamo di una rapina avvenuta ai danni di una gioielleria del centro storico a Vasto, e leggiamo dei commenti preoccupati di alcuni rappresentanti della categoria che chiedono sistemi vigilanza attraverso apparecchi di controllo, di rafforzamento per garantire forze una continua presenza per scongiurare questi atti, e che bisogna bloccare la malavita.

Il tentativo di furto è avvenuto dopo l’imbrunire in una piazza semivuota e accanto alla chiesa di San Giuseppe. In passato abbiamo assistito a furti in appartamenti e garages, a rapine a mano armata presso Pianeta, vetrine rotte per asportare capi di vestiario, di un delitto avvenuto per motivi passionali. Per questi atti viene spesso invocata la parola sicurezza che le istituzioni dovrebbero estendere al territorio urbano attraverso misure di vigilanza e di controllo con cellule fotoelettriche, con carabinieri, vigili urbani, polizia e altro tipo di sorveglianza.

Sicurezza è parola ambigua: a tutela delle attività commerciali solo o anche a tutela dei cittadini per ogni altro aspetto che non inerisca alle attività della microcriminalità? Qualche anno indietro l’allarme esagerato ha indotto il prefetto ad intervenire, e dalla analisi dei dati, ha sostenuto che una esagerata amplificazione del fenomeno non è giustificata  e che questi episodi sono considerati di piccola criminalità comune e non di grande criminalità. Non esistono organizzazioni malavitose che dominano nel territorio urbano. Certo una vigilanza è necessaria, anche se ricordiamo che una notte oltre 400 carte di identità vennero rubate nottetempo in comune, e vennero rubate le medicine a Vasto marina presso una farmacia, ma la sicurezza degli operatori e cittadini viene comunque assicurata.

Noi vorremmo questi atti venissero letti rispetto a una complessità sociale di una società e di un territorio che ha subito e subisce da alcuni anni un arretramento economico con la chiusura di distretti industriali come la Val Sinello divenuta un deserto dopo le chiusure di industrie, e di una disoccupazione che allarma. Non vedere adesso in questi giorni che una industria come Honeyvell decide di licenziare oltre 500 dipendenti tra cui molti vastesi, di una struttura pubblica come il Cotir che viene abbandonata come centro di ricerca con i suoi circa 30 dipendenti che da tre anni sono senza stipendio, di una disoccupazione giovanile allarmante, di ripresa di emigrazione come negli anni 50, di una forte presenza di immigrati africani e venditori di povere cose, vittime di sconosciuti racket. Come non vedere una crescita della povertà in un sistema che ha ridotto le tutele sociali, che ha ridotto le prestazioni sanitarie, di una decrescita industriale senza alternativa, di una edilizia completamente bloccata, del commercio in crisi profonda, di una riduzione della spesa sociale, della crescita di locali adibiti a sale da gioco, con giochi di azzardo dove cresce il numero di persone tra cui giovani e studenti e pensionati con effetti di indebitamento e patologie come la ludopatia?

L’episodio di cui si parla è avvenuto in centro storico vicino alla Chiesa e verso le 18.30. Centro storico spopolato e senza anima, un deserto che da trenta anni è stato abbandonato dalle istituzioni e con un patrimonio immobiliare di grande tessuto e consistenza praticamente vuoto e senza residenti. Quando da anni abbiamo parlato di recupero residenziale insistendo per un piano di recupero con agevolazioni pubbliche, di contributi agevolati ai proprietari, affinchè si favorisse una nuova residenzialità, la risposta politica e amministrativa è stata come al solito il silenzio. Indifferenza e assenza di una risposta pubblica e politica ad un fenomeno di degrado civile, architettonico, culturale, e di un isolamento di una parte pregiata della città e del suo costruito. Speravamo che dal 2006 con l’avvento di un governo cittadino di centro sinistra si aprisse una strada verso questa scelta politica e culturale, ma ahimè dopo 10 anni abbiamo dovuto constatare un fallimento totale della politica urbanistica. Al nuovo sindaco Francesco Menna poniamo le stesse domande nella speranza che non voglia seguire le orme del suo predecessore Lapenna.  

Menna Ivo Ambientalista storico

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