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MotoGp, Iannone solo decimo al Mugello

Il Triplete fallito dalla Juve nel calcio, riesce all’Italia delle due ruote: il merito è di Andrea Dovizioso, che chiude il cerchio tricolore del Mugello affiancandosi ad Andrea Migno e Mattia Pasini, vincitori in Moto3 e Moto2, nella parata patriottica della pista toscana. Dopo 9 anni il circuito di Scarperia parla solo italiano, non accadeva dal tris Corsi-Simoncelli-Rossi del 2008, e regala al mondo l’impresa di Dovizioso: un’impresa con la ‘I’ maiuscola, di certo la più bella in carriera. È del Dovi il lampo, rosso, che incendia le colline del Mugello e incenerisce i rivali: il forlivese si impone con la Ducati nel GP d’Italia precedendo un tonico Vinales e un eccellente Petrucci, terzo con la Ducati Pramac. Gara dura e serrata, come sempre al Mugello, sull’orlo del limite e delle sue famose staccate mozzafiato, e che vede Rossi chiudere al 4° posto.

Ducati in festa. Vittoria preziosa per la scuderia di Borgo Panigale, che non s’imponeva sulla pista di casa dal 2009 con Stoner e che, dopo un inizio di stagione non così brillante come era lecito attendersi (2 podi in cinque gare), rialza la testa in un appuntamento in cui era chiamata a essere protagonista. La vittoria premia Dovizioso, terzo in prova, pure debilitato nella notte prima della corsa per un’intossicazione alimentare, ma bravissimo a sfruttare la cavalleria desmodromica per andare a raccogliere la corona di alloro. Non solo applicazione e motore nel trionfo del forlivese: c’è anche tanta grinta e voglia di emergere. Forse anche di riscattarsi, visto che il suo compagno, il pluridecorato e strapagato Lorenzo è solo 8°, dopo un bell’avvio, ma un finale da gambero che lascia ombre molto spesse sul suo ambientamento a Borgo Panigale, preceduto anche dall’altra Desmosedici di Bautista (5°) e davanti a Pirro, 9°.

Rossi. Rossi, arrivato al Mugello, prima in dubbio, poi dolorante e titubante sulla sua tenuta alla distanza, ha lottato come un leone nelle prime fasi, poi è scivolato gradualmente all’indietro, forse per un inevitabile crollo fisico. Il suo 4° posto gli fa perdere ulteriore terreno da Vinales (va a +30, su di lui), ma considerate le premesse il suo week end resta positivo. Davanti a lui, in classifica, però ora c’è Dovizioso, primo inseguitore di Maverick a 26 punti di distacco: una bel viatico per il forlivese e una grande iniezione di speranza per le ambizioni della casa di Borgo Panigale. Raccolto questo trionfo alla Ducati serve continuità: è la sfida più dura da vincere, ma la più veritiera sul suo livello.
Honda a terra. Evaporata la Honda: Marquez è solo 6°, mai in gara, e quello che alla vigilia era il suo uomo di punta, Pedrosa, si sdraia all’ultima tornata in un attacco forse eccessivo a Crutchlow, trascinato nella sabbia di conseguenza con inevitabile contorno di rabbia. A Tokyo devono rimboccarsi le maniche se vogliono salvare questo mondiale perché la Yamaha vola, la Ducati è in crescita e Vinales ha già 37 punti di vantaggio sulla coppia Marquez-Pedrosa.
la gara — Le Ducati partono con le medie, scelta anche da Marquez all’anteriore, mentre Rossi e Vinales puntano sulla doppia mescola dura. Lo scatto al via è di Rossi che guida il gruppo, con Vinales, Lorenzo – grande avvio il suo -, Dovizioso e Marquez. Due giri e Jorge sale in cattedra e ingaggia un bel duello con Vale: motore e pieghe, un mix da brividi in cui si inseriscono pure Vinales e Dovizioso. Gruppo serrato, duelli ravvicinati, con palpitazioni a raffica sopratutto nella staccata della prima curva. Vinales va in testa, ma Dovizioso è una freccia avvelenata alle sue calcagna, mentre Petrucci e bautista risalgono e Lorenzo retrocede. A metà gara il quartetto Vinales-Dovizioso-Rossi-Petrucci scava un piccolo solco e a 10 giri dalla fine è il Dovi a prendersi il comando, con Petrucci, eccellente, che si incolla al suo codone. Rossi è fuori dai giochi, ma un’incertezza del ternano riporta Vinales secondo: mancano pochi giri e non sono abbastanza per poter insidiare Dovizioso. È il suo giorno, quello della gloria e del triplete dell’Italia.
Mugello, l’ordine di arrivo
La classifica mondiale
Gazzetta.it
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