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Andrea Iannone: “Ho un’idea per il futuro, Valentino mio coach. Belen? Sto facendo una vita bellissima”

«Nicky mi ha insegnato molto, guardavo i suoi dati per imparare. Quando ero in Ducati, lui nel team ufficiale, giravamo spesso insieme. Ti trasmette una sensazione di libertà incredibile. Mai visto con il muso, io piangevo perché erano anni difficilissimi. Lui diceva “No problem!”. Mi dispiace che stia affrontando la sfida più dura».

Così Andrea Iannone descrive Hayden, ricoverato in condizioni gravissime dopo l’incidente in bici. Poi il pensiero torna alla pista, alla gara di domani per risalire una classifica avara di soddisfazioni.

 

Se lo aspettava così difficile il passaggio dalla Ducati alla Suzuki?

«Se serve percorrere questa strada per tornare a essere competitivi, allora ben venga».

Ma senza poter lottare con quelli davanti lei, soffre. E si vede.

«Sì, uno come me un po’ sta male».

Avete capito quali sono i problemi?

«Cerchiamo di migliorare ogni giorno, non esiste la moto perfetta. Manca l’ultimo step che ti permette di essere lì. Ma non sono preoccupato, arriveremo anche noi. Sono circondato da persone che sanno quale direzione prendere».

Però il piatto piange…

«In MotoGp nulla è immediato né semplice. Ma la classifica è bugiarda: mi sarei giocato il secondo posto in Qatar se non fossi caduto, in Argentina senza il ride-through (la penalità per aver anticipato la partenza, ndr) sarei arrivato quarto o quinto. A Jerez (altra scivolata ndr) abbiamo sofferto il caldo più degli altri».

Sarà un Mondiale deciso dalle gomme?

«La Michelin ha lavorato bene l’anno scorso, poi le novità introdotte non hanno portato miglioramenti. Qualcosa non funziona. Ma non cerco alibi, il livello dello scontro si è alzato».

Perché?

«Semplice: i team clienti, per esempio, ora hanno la Ducati del 2016. La conosco bene, quella moto: ci ho corso e vinto e so quanto vale. Sono tutti più veloci. Anche noi siamo migliorati sui tempi ma i risultati sono peggiori».

Non è che prima la squadra era costruita intorno a Viñales?

«Ma no. È normale che se cambi entrambi i piloti prima di sviluppare la nuova moto aspetti di sentire il parere dei nuovi. Condivido la scelta. E poi in pista sono da solo: non ci sono altre Suzuki e Alex (Rins, il compagno infortunato e sostituito da Guintoli, ndr) è un debuttante senza punti di riferimento. Ci vuole pazienza».

E le nei ha?

«Sì, anche se a volte non è facile. Ma credo in questo progetto, nella Suzuki».

La Yamaha è partita dominando, ora la Honda pare averne di più. C’è equilibrio.

«È facile andare forte nei test: non c’è pressione. Poi in griglia cambia tutto. Sono un animale da gara, ma nelle prove faccio schifo».

Ha provato a chiedersi perché?

«Deve esserci la competizione perché tiri fuori il meglio di me. Ed è una fortuna».

E Valentino a 38 anni è sempre in testa.

«Non mi stupisco, è Valentino».

Come giudica le difficoltà di Lorenzo in Ducati?

«Ogni grande cambiamento richiede tempo. Jorge è un pilota forte in una squadra forte».

E Zarco? Dicono sia un fenomeno…

Ride. «Zarco chi? So che è francese. Dai, seriamente: ha fatto un ottimo esordio, ma guida una Yamaha 2016, la moto che l’anno scorso ha chiuso il Mondiale al secondo e terzo posto. Non mi aspetto che ora concluda in fondo».

Perché non si prende un coach? Ormai ce l’hanno tutti, anche Pedrosa.

«Ne ho due da quando sono nato: papà e Angelo, mio fratello. Un altro nome ce l’avrei…».

Quale?

«Valentino. Quando smetterà gli farò una proposta. Se accettasse sarebbe la svolta».

La notorietà, i paparazzi che la inseguono mentre sta con Belen, tutto finisce sui social in un attimo. Le dà fastidio?

«No, perché sto vivendo qualcosa di bellissimo. E al massimo può dare fastidio agli altri. Non mi tocca nulla e se a qualcuno non piace come vivo, non è un problema».

La sua è una vita intensa…

«Non riesco a stare fermo. Abbiamo aperto il secondo ristorante a Vasto, dietro c’è un gruppo di persone pronto a crescere. E poi ho un sacco di altre idee in ballo. I miei sogni possono solo aumentare, mai calare».

Daniele Spinaci (corriere.it)

 

 

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