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“Fòrte e gendìle” è il nuovo lavoro di Lara Molino

Fòrte e gendìle” è il nuovo lavoro di Lara Molino, cantautrice di San Salvo,  alla sua prima esperienza con la lingua abruzzese dopo una serie di pubblicazioni in ambito pop e molti concerti in Italia e all’estero (Spagna, Polonia, Canada). Il disco – in uscita il prossimo 9 giugno anticipato dal singolo con videoclipLu fóche de San Tumasse” – è stato prodotto artisticamente dal violinista e songwriter Michele Gazich per la sua etichetta fonoBisanzioe raccoglie dieci brani folk quasi tutti scritti da Lara insieme al padre e poeta Michele Molino, che interviene con la propria voce in alcuni passaggi della tracklist.
Lara Molino (chitarra e voce) e Michele Gazich (violino e viola) presenteranno il disco nei prossimi giorni con 4 concerti in Abruzzo, ecco gli appuntamenti:

Venerdi 19 maggio, Torino di Sangro (CH) – Sala Priori ore 21:00
Domenica 21 maggio, San Salvo (CH) – Sala Teatro del Centro Culturale “Aldo Moro” ore 21:00
Martedi 23 maggio, Pescara – Ex Aurum  ore 21:00
Giovedi 25 maggio, Vasto (CH) Pinacoteca Palazzo D’Avalos ore 21:00

Fòrte e gendìle” – realizzato in circa due anni dopo un lungo lavoro di ricerca storica e musicale – è un disco essenziale, arrangiato con una chitarra acustica e il violino e la viola di Gazich, a cui sono stati aggiunti di tanto in tanto un’altra chitarra (suonata da Marco Lamberti) e una fisarmonica (Titti Castrini, già al lavoro con Vinicio Capossela) a completare una gamma di timbri che vedono al centro di tutto la voce della titolare, forte e gentile come il proverbiale modo di dire usato spesso per descrivere le genti d’Abruzzo. E del resto è proprio di queste persone, della loro storia di sofferenze e solidarietà, delle tradizioni e delle migrazioni, che i brani raccontano, con parole semplici e ferme nutrite dall’espressività evocativa e dalla verità di una lingua che travalica il tempo e la globalizzazione per parlare a chiunque.

Non è infatti un disco per soli abruzzesi “Fòrte e gendìle”: come ogni album realmente folk ha la forza di parlare a quella parte di terra e radici che ognuno di noi si porta dietro nonostante tutto. Collegando il sangue dei padri a quello dei figli, lasciando che siano le vite di un tempo (di povere donne, di pescatori e migranti, di vecchi e briganti) a parlare alle vite di oggi. Affinché ci si ritrovi tutti un giorno ancora una volta intorno al fuoco, quel “Lu fóche de San Tumasse” che apre programmaticamente questo disco ricordando una ritualità antica capace di sopravvivere strenuamente alle evoluzioni tecnologiche e alla disgregazione delle comunità.

Lara Molino dedica “Fòrte e gendìle” “a tutte le donne del mondo, esortandole a credere sempre in se stesse; e alla mia meravigliosa Terra d’Abruzzo, agli abruzzesi emigrati all’Estero, ai nostalgici che ricordano con tenerezza i tempi passati, le nostre usanze e tradizioni, e ai giovani che non le conoscono affatto.” Ed è proprio di una donna povera ma, appunto, forte e nobile d’animo che canta la title-track, primo di una serie di magnifici incontri canzone dopo canzone: quello con bambini prematuramente morti per denutrizione e trasformati in folletti birichini; oppure quello con un povero migrante arricchitosi in Germania con il rimpianto di aver perduto la giovinezza; e poi via via con affascinanti briganti, eccentrici pescatori e tradizioni di santi eremiti che combattono il maligno. Fino al sigillo conclusivo di “Càsche la lìve”, originaria versione abruzzese di “Amara terra mia” di Domenico Modugnoreinterpretata da Lara Molino per sola voce.

Ma se un solo episodio dovessimo scegliere per spiegare profondamente lo spirito e la nascita di un disco come questo ci affideremmo forse a “Scenne d’òre”. Un brano nato, come spiega Michele Gazich, “grazie a quel processo estremamente creativo che il musicologo Charles Seeger (il padre di Pete Seeger, icona della canzone tradizionale americana) definiva Folk process”. La cellula germinativa di questa canzone che narra di bambini, lucciole e incanti è stata infatti un frammento di filastrocca che Michele Molino, dopo averlo appreso da sua nonna, ha inserito in una sua poesia, trasformata poi da Lara in testo di canzone e su cui infine Gazich ha scritto una musica. Insomma il risultato coeso di un transito molteplice e fecondo da generazione a generazione. E soprattutto da cuore a cuore.

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