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Iannone, settimo posto e primi punti in classifica

 

Non si scherza con Marquez, non a casa ‘sua’. Marc prende in prestito il motto locale, “Don’t mess with Texas”, e allunga la sua striscia di imbattibilità ad Austin portandola a 5 gare. Come i suoi successi filati su questo tracciato. Marquez si impone davanti a uno splendido Rossi, 2°, e Pedrosa, 3°, e raddrizza il suo avvio di stagione e la classifica. Una grossa mano gliela dà Vinales, che si butta via a inizio gara pareggiando l’errore di Marc in Argentina nella lotta iridata. Il ‘Marcziano’ della Honda risale a -18 dalla vetta, in cui si è però issato Rossi. Valentino disputa una gara di sostanza, senza mollare e arrivando a insidiare la Honda di Pedrosa nel finale, forte di una scelta diversa di gomme, e passarla di slancio. Marquez quindi si riscatta e consolida pure il suo feeling con gli Stati Uniti, evidenziato dal casco celebrativo: con questa sono 9 filati i successi di Marc quando si corre sul suolo americano. Roba da chiedere un secondo passaporto ad honorem a Trump.
VINALES GIÙ — Chi voleva il duello di Marquez con Vinales, l’unico cha pareva in grado di infastidirlo, è rimasto deluso: lo spagnolo della Yamaha, infatti si butta via al secondo giro, strisciando sull’asfalto della curva 18 mentre era in quarta posizione. Addio sogni di triplete e regalo servito sul piatto d’argento a Marquez per riaprire il suo mondiale. Un brutto errore quello di Maverick dopo un avvio di stagione fenomenale costruito su velocità, forza mentale e soprattutto assenza di sbavature.
SCERIFFO ROSSI — Il Texas però racconta che lo sceriffo Rossi sa sempre lucidare la sua stella: Valentino sa di poter pagare un dazio velocistico ai due giovanissimi rivali iberici, soprattutto in prova, ma in gara, dove emergono le sue doti di adrenalinico guerriero, c’è sempre e non può mai essere trascurato. La sua Yamaha è la moto più equilibrata del lotto e la costanza di rendimento potrebbe alla lunga premiarlo se i due galli del pollaio-griglia, parliamo ovviamente di Vinales e Marquez, dovessero continuare a togliersi punti a vicenda e soprattutto commettere degli errori.
DUCATI — La Ducati porta a casa un 6° posto con Dovizioso, un 8° con Petrucci e un 9° con Lorenzo, passato dal suo predecessore sulla Desmosedici, Iannone, alla fine 7°. Non sono certo questi i piazzamenti che si aspettano a Borgo Panigale e che si immaginava Jorge nello sposare il rosso della tuta: con tutte le attenuanti di una pista sconnessa e ostile, la strada per il successo pare davvero molto lunga. lontana.
LA GARA — Lo scatto al via premia Pedrosa, che brucia il compagno Marquez inseguito dalle Yamaha di Rossi e Vinales, che però esce subito di scena. Dani regge al comando, mentre alle sue spalle Marquez, Rossi e Zarco formano un trenino nei primi giri di attesa e studio per la resa delle gomme. Il francese è duro con Rossi, 7° giro, che deve tagliare una curva sul suo attacco per non cadere: la cosa costerà a Vale 3 decimi di penalità da aggiungere sul tempo a fine gara. Al 9° giro c’è il sorpasso di Marquez a Pedrosa per la leadership, anche se Dani resta in scia, non molla e ingaggia per qualche giro un bel duello con il compagno a suo di staccate e repliche. Nel finale Marc allunga mentre Pedrosa subisce il ritorno di Rossi: a 3 giri dalla fine il sorpasso, chirurgico, e poi l’allungo per scavare un margine superiore ai 3 decimi sul groppone. Ai piedi del podio un ottimo Crutchlow, che precede il sempre più concreto e spettacolare Zarco. Mondiale aperto: è corsa a tre, altro che duello spagnolo.
Massimo Brizzi (gazzetta.it)

 

 

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