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Cassa integrazione nelle imprese artigiane +169%

Sono oltre 10 mila le imprese artigiane presenti nella sola provincia di Chieti, attività che stanno affrontando il peggior momento di crisi della storia imprenditoriale teatina. Quella che da sempre è stata una grande ricchezza del territorio oggi pare più come una nave lasciata a se stessa, in balia dell’indecisione, di un’eccessiva pressione fiscale, di una repressione dei consumi allarmante e di una preoccupante difficoltà di accesso al credito. Il quadro contingente disegnato da uno studio di Confartigianato è impietoso e vinee certificato dall’impennata costante della richiesta di ore di cassa integrazione ordinaria e straordinaria per la quale la provincia di Chieti è addirittura la maglia nera d’Abruzzo, con un aumento medio rispetto al 2011 pari al 27%, decisamente di più del +18,4% della provincia di Teramo e del +1,2% della provincia di Pescara, ed impresentabile di fronte alla situazione aquilana –13,2%. Che la provincia teatina sia in profonda sofferenza in tutti i settori è dimostrato dal fatto che le ore di cassa integrazione richieste sono diluite in tutti i settori: l’industria ha fatto registrare un +27,8% delle ore di cassa integrazione concesse nel 2012, l’edilizia un +37,9% e il commercio un +11,4%; ma la situazione certamente più evidente e problematica è quella inerente l’artigianato con un emblematico +169%. “Il momento è davvero critico – ammette Daniele Giangiulli, direttore provinciale Confartigianato Chieti- e le aziende del comparto artigiano sono in ginocchio a causa di una crisi senza precedenti e di una assenza di liquidità cronica”. “È giunto il momento di voltare pagina e di pianificare – ammonisce Giangiulli- azioni concrete per il rilancio della micro e piccola impresa. Bisogna agevolare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro attraverso una detassazione delle vecchie, ma mai così attuali, regole dell’apprendistato che sgravano le imprese ormai oberate dagli eccessivi costi del lavoro, aumentati dell’1,7% nel terzo trimestre del 2012.” Non basta. “Occorre che gli istituti di credito tornino a sostenere l’economia reale dando finanziamenti alle imprese per superare la crisi attuale – dice Giangiulli– perché la liquidità continua a rimanere il problema più impellente per le piccole imprese”.

Luigi Spadaccini
(spadaccini.luigi@alice.it)

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